«Col nome di Santuario si intendono la Chiesa o altro luogo sacro ove i fedeli, per un peculiare motivo di pietà, si recano numerosi in pellegrinaggio con l’approvazione dell’Ordinario del luogo». Esso nasce in virtù di un «segno», «un evento miracoloso» o «un messaggio». Il nostro Santuario mariano va inteso come Santuario dell’Amore famigliare. Essopropone un messaggio che è la spiritualità della vita nascosta della Famiglia di Nazareth, avente come promotore un sacerdote, il Servo di Dio don Salvatore, e una consacrata, Sorella Vincenza Garofalo. Essi chiesero a Dio di realizzare tal opera a beneficio di ogni famiglia: «Il quel Santuario chiameremo tutti gli sposi a ricostruire l’amore comandato, benedetto e santificato da Dio nel giorno del matrimonio cristiano».

Fondando insieme l’Opera La Piccola Casetta di Nazareth, nel 1944, a Casapesenna (CE), sognarono di costruire una Casa Mariana dedicata alla Vergine, invocata Mia Madonna e Mia Salvezza. Così avvenne… dopo la dipartita di don Salvatore, accaduta nel 1981, la confondatrice, con ben 60 famiglie, membri del terzo ramo dell’Opera, realizzarono l’edificio mariano. Brevemente, indico alcune dati salienti della vita dell’Opera, relativa alla figura di don Salvatore. Egli nacque nel 1904. Ordinato sacerdote ad Aversa nel 1927. Nel 1933 divenne parroco di Casapesenna per volontà del Vescovo Mons. Carmine Cesarano. Egli si propose di lavorare per il bene delle anime e per la ricostruzione della Chiesa parrocchiale, allora fatiscente. Durante l’ultima guerra, egli intensificò il suo impegno, aprendo la casa canonica in favore dei piccoli e degli orfani di guerra. Il 19 marzo 1944, avvertendo «la voce di Gesù», cominciò ad accogliere i primi bambini, accolti da un piccolo gruppo di giovanette – le future Missionarie – dell’Azione Cattolica.

Preso dalle necessità dei «suoi bambini» affidò la sua Opera alla custodia di San Giuseppe e di Maria Santissima. Egli, in quegli anni, ripeté spesso che la «Madonna» avrebbe operato miracoli a Casapesenna come fece a don Bosco a Valdocco. Alle cure materne di Maria, così, egli consacrò se stesse ed ogni suo figlio spirituale, chiedendo di vivere nell’umiltà, nella semplicità, nella purezza di Nazareth. Difatti, scrisse in quegli anni che La Piccola Casetta di Nazareth doveva essere: «piccola» perché abitata dai piccoli di cuore; «casetta» in quanto doveva presentarsi in strutture a grandezza famigliare; «Nazareth» demandava, invece, alla regola di vita dell’Opera: essa è la vita stessa di Gesù, di Maria e di Giuseppe a Nazareth, vita «di umiltà, di semplicità, vita di laboriosità, vita di purezza angelica, vita di immensa carità, fragrante di profumo di gigli, di rose e di viole, vita di penitenza cosparsa di sorrisi, di gioia, di delizie di paradiso». Oggi l’Opera ha 10 sezioni in tutta la Campania. Il Santuario è una di essa che vive!

Commenti Facebook